Il 10 aprile 1399, Potenza si affranca dal giogo della nobile famiglia napoletana Sanseverino e torna a essere demanio regio con il decreto reale “In campo Felia prope Potentiam”, firmato da re Ladislao I.
La città, dopo essere stata distrutta nel XIII secolo da Carlo d’Angiò, nel 1300 si disinteressa di qualunque questione politica. Ma, quando da territorio del re diventa un feudo, non può più sottrarsi alla volontà dei suoi feudatari.
Le vicissitudine storiche stanno nuovamente per travolgerla.
I Sanseverino, infatti, s’inseriscono nella lotta per la contesa del Regno di Napoli tra i due rami della casa reale e appoggiano Luigi II D’Angiò contro Ladislao I della casata dei Durazzo. La risposta non si fa attendere e, nel 1399, Potenza è assediata dalle truppe di Ladislao. Tommaso Pedio in “La vita a Potenza tra i normanni e gli aragonesi” racconta vi siano 20.000 uomini a premere contro le mura dell’abitato. I giorni sembrano non passare mai. I viveri scarseggiano, le speranze si affievoliscono.
Se all’interno si soffre la fame, però, bisogna dare l’illusione che la popolazione sia in grado di resistere ancora a lungo. Tanto da sprecare risorse che, altrimenti, sarebbero indispensabili. Dalle mura, gli assediati lanciano forme di formaggio contro i soldati: sono prodotte con il latte delle donne. Ma le truppe non lo sanno.
Potenza è salva e il 10 aprile 1399 con il decreto “In campo Felia prope Potentiam” torna, finalmente, nelle mani del re.