Il pomeriggio del 16 giugno 2006, il principe Vittorio Emanuele di Savoia, figlio dell’ultimo re d’Italia, arriva al carcere di Potenza a bordo di un’auto grigia con i vetri oscurati. È stato arrestato per ordine di Alberto Iannuzzi, giudice per le indagini preliminari del Tribunale cittadino.
Per i media è l’inizio del “Savoiagate”. Il principe è accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e al falso e di sfruttamento della prostituzione. Vittorio Emanuele resta nel penitenziario potentino dal 16 al 23 giugno 2006. Alla fine, però, l’inchiesta si concluderà in una nulla di fatto. Nel 2010 Vittorio Emanuele di Savoia sarà assolto con formula piena ottenendo 40.000 euro d’indennizzo per la settimana di prigionia scontata nel carcere di Potenza.
Questa è solo una delle sfortunate inchieste coordinate dal pubblico ministero Henry John Woodcock nel capoluogo lucano nel primo decennio del 2000. Ve ne sono altre. Tutte saranno giudicate dai giudici ugualmente inconsistenti. Intanto, però, i riflettori si accendono su Potenza. Specialmente quando, con “Vallettopoli” – le indagini che vedono al centro personaggi di spicco della TV – sfilano nelle aule di tribunale il talent-scout delle dive Lele Mora o Nina Moric.
La città per settimane è letteralmente assediata dai giornalisti. C’è uno scompiglio impressionante. Ma, per fortuna, torna presto la calma.