Il 19 marzo 1962 scompare a Roma Don Giuseppe De Luca, uomo di fede e di cultura, editore e saggista, originario di Sasso di Castalda, quel paesino lucano che ricorderà sempre con un tono lirico come “il paese dei ricordi, dove si sta, non ci si va”. Sempre a proposito di Sasso di Castalda il presbitero ne parlerà con parole di nostalgia e affetto: “io sono rimasto sempre lì, per quel che conta di me”.
Amante dei libri sin da ragazzo, il giovane Don Giuseppe inizia presto a coltivare il suo interesse per l’editoria, arricchendo di giorno in giorno la sua biblioteca personale, per arrivare nel 1941 alla fondazione di una propria casa editrice “Edizioni di Storia e Letteratura” che gli avrebbe dato la possibilità di approfondire l’indagine sull’umanità e raccontarla attraverso un progetto che non escludesse né la fede, né gli uomini politici. Forse è per questo motivo che Don Giuseppe De Luca è stato amico anche di Giuseppe Ungaretti e Palmiro Togliatti. Pensando a quest’ultimo si può capire realmente quanto De Luca fosse uno strenuo sostenitore del dialogo tra la chiesa e il mondo, anche politico. Proprio ai politici chiese di abbandonare le barriere ideologiche e di promuovere il valore universale della cultura, quella che egli stesso, da intellettuale e uomo di chiesa, aveva particolarmente a cuore.
Oggi il ricordo di Don Giuseppe De Luca è vivido nella popolazione sassese e la sua scomparsa ha segnato per la Basilicata e per l’Italia tutta, la perdita di un “vero uomo del discernimento” in grado di leggere e comprendere la complessità dei tempi grazie alla cultura e al suo “intellectus fidei”.