Il 24 settembre 1943 muore a Cefalonia, nelle isole greche del golfo di Petrasso, il sottotenente Orazio Petruccelli. È di Potenza, ha solo 29 anni e si è sposato da poco.
È fucilato per mano dei nazisti.
Orazio è nell’arma dei Carabinieri. Da qualche mese, è responsabile del presidio di Lixuori. Con lui ci sono circa 12.000 uomini di origine italiana e un contingente di 2.000 militari tedeschi. Ma l’8 settembre è il giorno dell’armistizio e tutti gli equilibri stabiliti fino a questo momento, di colpo, crollano. I nazisti sono ora dei nemici. Il sottotenente è smarrito.
Sulle prime, insieme ai suoi soldati, non sa come comportarsi. La situazione tra i due schieramenti opposti comincia però a diventare particolarmente tesa.
I tedeschi impongono agli italiani di unirsi a loro. In caso contrario, sarà la morte. Dalla Germania, intanto, arrivano i rinforzi e, l’11 settembre, i nazisti danno l’ultimatum.
Il 14 settembre, i nazisti issano la bandiera tedesca al posto di quella italiana. Orazio assiste a questa scena sulla piazza di Argostoli con altri carabinieri. Con fierezza, il giovane potentino si pone sotto il pennone centrale e, davanti allo stupore generale, con un gesto di sfida innalza nuovamente il tricolore.
Si aprono le vere ostilità. Orazio si distingue con il suo plotone nei combattimenti per la tenuta del fronte italiano tra Castrì e Prokopata. Ma il nemico, ora, può contare sulla superiorità dei mezzi. Gli italiani soccombono. Moriranno in 9000. All’alba del 24 settembre, anche Petruccelli è fucilato. Oggi, a Potenza, il suo è il nome di una strada e del comando dei carabinieri in via Pretoria.