Il 1° dicembre del 1908 nasce Ernesto De Martino. Antropologo ed etnologo, napoletano d’origine, entrerà a far parte della storia della Basilicata a seguito di una “spedizione” etnografica avvenuta negli anni ‘50. Andando oltre la retorica dell’annosa questione meridionale, De Martino si reca al Sud dove intende scandagliare l’anima di un popolo e il suo territorio, individuandone il substrato culturale con la sua lente da studioso, supportato da un’equipe di esperti. Da etnologo “itinerante” vuole far conoscere la vita culturale e tradizionale dell’Italia meridionale senza limitarsi a fotografare unicamente la realtà. E lo fa non per un mero esercizio di erudizione, né con l’intento di ricercare forzatamente l’elemento pittoresco, ma per “contribuire al riscatto delle plebi”.
La Basilicata di De Martino non è solo sinonimo di tradizione e passato, ma è “in movimento”.
La scelta di compiere una “spedizione” in Lucania lasciava intendere il modo in cui questa terra fosse vista allora: come un luogo remoto, quasi alieno. De Martino non è il ricercatore di magia e masciare, come da molti viene erroneamente considerato ma, con un approccio innovativo, analizza il folklore, la ritualità apotropaica e i costumi come una realtà rivisitata da una parte della società, nel tentativo di sfatare il mito marginalizzante del Sud nell’Italia del secondo dopoguerra, comprendendone appieno le implicazioni storiche e sociologiche.