Maria Padula dipinge tra le strade di Montemurro (foto di Giuseppe Antonello Leone/Wikimedia Commons)
È il 12 gennaio 1915 e a Montemurro nasce una delle pittrici italiane più famose del secondo dopoguerra: Maria Padula.
Circondata da libri di letteratura classica, di diritto e letteratura europea dell’Ottocento, Maria cresce in un ambiente familiare che la spinge ad essere intellettuale sin da ragazzina. Un modello ben lontano da quello che c’è fuori dalle mura domestiche, che vogliono la donna come l’angelo del focolare.
Dopo la maturità presso il Liceo artistico di Napoli e una prima fallimentare esperienza all’Accademia delle Belle Arti, sempre a Napoli, Maria si trasferisce a Firenze perché sa che qui può sentirsi libera di dipingere ciò che vuole senza i vincoli che aveva nella scuola di Napoli.
Il linguaggio della sua pittura è molto chiaro e immediato: Montemurro e la sua gente, i suoi colori e le sue facce, le sue sfumature e le sue diversità con il resto dell’Italia. Un racconto del Sud Italia, attraverso lo sguardo attento e sensibile di una donna cresciuta in un luogo che sente suo ma che è tanto lontano da sé.
Amica di Carlo Levi, proprio come lui, narra su tela, la “luce” di una terra amara. Infatti in tutte le sue opere c’è un elemento comune che è, appunto la luce, un simbolo o una traccia di quella positività che vuole, necessariamente intravedere nella sua terra.
Il suo impegno è anche politico e, militando nella sinistra parlamentare, rivendica i diritti delle donne e lotta contro l’analfabetismo, proprio lei che vissuto e immortalato la disuguaglianza femminile.
Maria Padula è stata la prima artista donna lucana che ha avuto il coraggio di raccontare una verità scomoda, cercando, addirittura, di sovvertirla.