È il 4 maggio 1041. I Normanni stanno cercando di consolidare il proprio dominio nelle aree intorno alla città di Melfi. Possono contare anche sull’alleanza con i Longobardi.
Il vescovo di Acerenza, Stefano, ha già tentato disperatamente di fermarli in diverse battaglie ravvicinate che hanno avuto luogo sulle rive dell’Ofanto.
Non è solo, con lui ci sono anche gli uomini, bizantini, del Catapano di Bari. Ma, il 4 maggio, il pastore acheruntino muore, nei pressi di Foggia. Ormai la conquista di Acerenza è solo questione di tempo. Seguono altri scontri e, a settembre, i Normanni sono già, di fatto, i padroni.
Del resto, la forza dei formidabili guerrieri provenienti dalla Normandia è ormai leggendaria. Gli Altavilla, in particolare, sembrano quasi invincibili. Incutono timore presso le popolazioni locali ma, insieme, anche un certo senso di deferenza. La loro ascesa è ormai iniziata nel potentino ed è inarrestabile. Il merito è soprattutto di Guglielmo detto “Braccio di Ferro”.
Nel 1043, a seguito dell’Assise di Melfi, Asclettino I della casata Drengot diventa il primo conte di Acerenza.
È nominato direttamente da Guglielmo, ormai signore di Puglia. Asclettino è, invece, l’unico non appartenente al ramo degli Altavilla a ottenere un territorio nel corso della spartizione dei territori tra i 12 capi normanni.
Per Acerenza è l’inizio di un periodo di forti stravolgimenti. Nel 1061, diventerà Diocesi Metropolita ma, quasi con temporaneamente, sarà occupata da Roberto il Guiscardo.