La sera del 28 maggio 2013, l’ingegnere informatico potentino Domenico Lorusso è in sella alla sua bicicletta in compagnia della sua fidanzata per le strade di Monaco. È una bella serata e tutto sembra tranquillo, come sempre, nel centro della capitale bavarese.
Ma poi, sulla ciclabile appare un uomo e senza alcun motivo sputa in pieno volto alla ragazza. Domenico si ferma e chiede spiegazioni. Lo sconosciuto per tutta risposta estrae un coltello e lo massacra sotto gli occhi sgomenti della fidanzata. Quando il giovane si accascia al suolo, l’assassino si dilegua.
Domenico morirà poco dopo in ospedale.
La città di Potenza, in cui è nato e ha quasi sempre vissuto prima di emigrare per lavoro in Germania, ne rimane sconvolta.
A tutt’oggi il caso non è ancora stato risolto, nonostante i tentativi della polizia tedesca e della famiglia Lorusso di mantenere accesi i riflettori sul caso. Nel frattempo, un paio di sospettati sono stati scagionati e si spera di trovare il responsabile a distanza di così tanto tempo.
Domenico era un ragazzo modello, impegnato in iniziative di solidarietà con i salesiani in Africa dove era partito come volontario. Oggi, nel capoluogo lucano una società di calcio porta il suo nome.
“Compi un misfatto e le strade si riempiono di specchi”, recita Dovstoevskij in “Delitto e castigo”. Si spera che quegli specchi rimandino al più presto il volto del colpevole e che sia fatta giustizia.