Uno dei momenti di “Sogno di una notte a quel paese” (foto di Giuseppe Ranoia, Facebook Sogno di una notte a quel paese)
È il 29 settembre 1952, l’antropologo Ernesto De Martino, accompagnato dall’etnologa, e sua compagna di vita, Vittoria De Palma e dal fotografo Franco Pinna, arriva a Colobraro per conoscere e capire perché, questo paese, è definito “l’innominabile”.
La leggenda secondo cui Colobraro porti sfortuna anche solo nominandolo, comincia intorno alla fine degli anni cinquanta ed è legata alle vicende di un avvocato, nativo di questo piccolo borgo, che ha molto successo nel suo lavoro, talmente tanto da attirare le invidie della gente che associa le sue conquiste lavorative a un patto che lo stesso avrebbe stretto col diavolo. Si narra che, durante un’udienza presso il Tribunale di Matera, questo principe del foro per rafforzare la sua arringa, abbia detto “se non dico la verità, possa cadere questo lampadario”. E così improvvisamente il lampadario si è staccato dal muro ed è caduto rovinosamente a terra ferendo non poche persone.
Da allora il marchio di Colobraro è stato inequivocabile: porta sfortuna e per questo non va neanche nominato e dovrà, per sempre, essere chiamato “quel paese”. In più a rafforzare l’idea, ci si mettono anche alcune donne del posto, dedite alle arti magiche, definite megere e sempre pronte alle jettature.
Quando l’antropologo De Martino arriva a “quel paese”, è egli stesso a dover fare i conti con una serie di sciagure: buca le ruote della macchina e perde, per morte improvvisa, uno zampognaro che avrebbe dovuto aiutarlo nelle ricerche antropologiche. In realtà lo zampognaro aveva bevuto troppo e quindi è caduto dal camion che lo stava trasportando e le ruote dell’auto si erano forate a causa delle strade sterrate e poco confortevoli.
Compreso quanto dietro la leggenda ci sia poca verità, De Martino si dedica alla scoperta di questo posto così ricco di storia e folklore e scriverà il libro “Sud e magia” in cui racconterà quanto, alcune zone del Sud Italia, siano ancora legate alle credenze popolari e alla magia “nera”.
Oggi Colobraro ha fatto di questa lettera scarlatta, il suo vanto, celebrando, in estate la leggenda che da sempre l’ha caratterizzato, con l’evento “Sogno di una notte a quel paese”, animazione e percorsi emozionali, attraverso musiche popolari, danze e spettacoli itineranti.