È il 29 novembre 1991 e l’emittente tv di Matera, TRM, trasmette delle immagini che cambieranno per sempre la storia della città: quelle della scoperta del Palombaro Lungo.
I lavori per questa enorme cisterna di raccolta delle acque, iniziano verso la fine del ‘700, periodo piuttosto fiorente per la città che, lentamente, cresce e si espande non solo nei rioni Sassi, ma anche nel Piano.
I materani che da sempre conoscono il proprio territorio, capiscono che scavando la roccia, composta prevalentemente dal tufo, possono creare una cisterna d’acqua così capiente e voluminosa da poter contenere quanta più acqua piovana possibile.
Così i lavori, compiuti a più riprese nel corso degli anni e terminati nel 1848, hanno dato vita al Palombaro Lungo, chiamato anche “la cattedrale dell’acqua” per la sua dimensione: ben 15 metri di profondità per una capienza di oltre cinque milioni di litri.
Pur essendo ricca di cisterne ipogee, tanto che esiste un’altra Matera, quella sotterranea, la scoperta del Palombaro Lungo per la città dei Sassi rappresenta una vera e propria svolta, tanto da avere un motivo in più, nel 1993, per essere inserita tra i luoghi Patrimonio dell’Unesco.
Oggi all’interno della “cattedrale dell’acqua”, così viene chiamato il Palombaro Lungo, si trovano numerosi secchi appartenuti a quelle persone che, nel corso degli anni, li hanno smarriti nel tentativo di attingervi. Anche questi piccoli segnali raccontano la storia di Matera, una città che si è sempre ingegnata per soddisfare il bisogno primario dell’acqua tanto da costruire delle piccole cisterne, per la raccolta dell’acqua piovana, anche all’interno delle case grotta.