Giuseppe Caruso, dopo aver militato per alcuni anni nelle bande di Carmine Crocco, sceglie di abbandonare l’attività di brigantaggio e di arrendersi al generale Fontana. Quando prende questa decisione si trova a Rionero in Vulture ed è il 14 settembre 1863.
Durante il suo trasferimento al carcere di Potenza, Caruso passa, dunque, al lato opposto a quello per il quale si era schierato, diventando una pedina importante per la lotta al brigantaggio post-unitario. Collabora attivamente con le autorità iniziando a rivelare le strategie adottate dai briganti, a indicare i loro rifugi e svelando i legami di questi con la politica locale.
La costituzione di Caruso non sarebbe stata vista di buon occhio, però, dal generale Crocco, sentitosi tradito proprio da uno dei suoi. Nonostante il suo impegno, riconosciuto poi anche dall’autorità come fondamentale nel contrasto al fenomeno del banditismo, le confessioni e gli indizi forniti da Caruso non sarebbero riuscite a sortire la tanto attesa cattura del brigante dei briganti, Carmine Crocco.
Tuttavia da lì in poi, l’ex bandito avrebbe ricevuto una serie di privilegi, a lui concessi proprio per aver preso parte a suo modo alla repressione del brigantaggio. A sessantasei anni Giuseppe Caruso diventerà brigadiere delle guardie forestali della zona di Monticchio.