Il 20 settembre 2002, a Potenza, nella gremita piazza Giacomo Matteotti, in pieno centro storico, si inaugura il palazzo municipale. La folla spinge da ogni parte e in molti sono increduli.
Si tratta di una data che alcuni giudicano memorabile. E a lungo attesa.
L’edificio, infatti, è chiuso dal 23 novembre 1980, quando è stato devastato e reso inagibile a seguito dello sconvolgente terremoto che ha distrutto parte dell’Irpinia e della Basilicata.
Alla cerimonia, sono tutti presenti: le autorità cittadine, i giornalisti, il vice presidente del senato Cesare Salvi e moltissimi curiosi. Alcuni avventori faticano a crederci e pensano sia solo una trovata pubblicitaria a fini elettorali: “Hanno detto tante volte che l’avrebbero riaperto, ra non ci credo più”, azzarda qualcuno. Ma deve ricredersi. È un segnale di rinascita molto importante per i potentini, giunto dopo ben 22 anni.
Il palazzo della città sbarrato e inutilizzabile, infatti, è stato a lungo una ferita aperta nel cuore dell’abitato, dove – a pochi passi – scorre via Pretoria, il centro propulsore della vitalità e della socialità locale. Una cicatrice che ha ricordato, inevitabilmente, i danni del sisma come qualcosa di mai concretamente superato.
Ora, finalmente si può voltare pagina.
Dal 1980 gli uffici che sono stati trasferiti in vari luoghi in zone più periferiche, soprattutto a Sant’Antonio la Macchia, possono tornare a piazza del Sedile (com’è normalmente chiamata dai potentini largo Giacomo Matteotti). Ed è una festa.