Il 17 agosto 1198 muore San Donato da Ripacandida. Ha solo 19 anni ma la sua venerazione, a dispetto della giovane età, in Basilicata è già leggenda.
Ripacandida, in provincia di Potenza, è immersa nella meraviglia naturale dei boschi del Vulture. Qui cresce Donato che, già a 14 anni, sente una fortissima vocazione religiosa. Svolge il noviziato nel monastero di Monte Vergine nell’Avellinate ma è nel convento di Sant’Onofrio a Massadiruta, a Petina, nel Salernitano, che la santità di questo giovane lucano si palesa nella sua dirompenza.
Sotto il monastero scorre un fiume di acqua gelata che precipita rabbiosamente dai monti vicini. San Donato vi si immerge ogni notte e chiede perdono a Dio dei suoi peccati. Il priore, però, una sera, non trovandolo nella sua cella gli nasconde le vesti. Quando Donato torna dalla penitenza, miracolosamente, gli abiti sono al suo posto. Lo stupore del padre superiore è immenso. A questo prodigio ne seguono altri: Donato sembra incolume alle fiere e al fuoco. La sua fama si diffonde. Ma un evento concorre ad accrescere la devozione verso di lui.
Una notte Donato è nascosto nell’orto. Da alcuni giorni, infatti, i monaci trovano le colture devastate e non riescono a comprenderne la causa. Quando ormai la luna è alta, il frate si rende conto della presenza di un possente orso. Incurante del pericolo, lo avvicina ma il plantigrado, così minaccioso fino a pochi istanti prima, diviene mansueto come un cagnolino.
Oggi, San Donato è il patrono di Ripacandida. La sua festa è attesissima e si celebra ogni anno il 4 – 5- e 6 agosto tra canti popolari e bimbi che vestono i panni del santo nei pressi del santuario a lui dedicato. Un posto affascinante, definito la “piccola Assisi della Basilicata” per gli straordinari affreschi e dipinti. Espressione di una devozione ormai secolare e radicata.