Il 17 marzo 2010, il cadavere di una giovane viene ritrovato nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità, in pieno centro storico a Potenza. Il corpo appartiene a Elisa Claps, scomparsa il 12 settembre 1993 a 16 anni.
La ragazza è stata uccisa con 13 tremende coltellate, probabilmente dopo un tentativo di stupro da parte di Danilo Restivo, nel frattempo condannato all’ergastolo per un altro brutale assassinio in Inghilterra. Restivo era stato fin da subito il principale sospettato, ma sono stati necessari 23 anni per arrivare alla sentenza definitiva pronunciata dalla cassazione il 23 ottobre 2014.
Si tratta di un’orribile vicenda di cronaca nera non ancora del tutto chiarita. Don Marcello Cozzi, il referente locale dell’associazione Libera che officia il funerale di Elisa il 2 luglio 2011 insieme a Don Ciotti, infatti, avanza la richiesta di un intervento del presidente della Repubblica, per “chiedere conto al Csm, da lui presieduto, dell’operato di Felicia Genovese, il pm che coordinò le indagini sulla scomparsa di Elisa”.
Quando il 17 marzo del 2010 il corpo di Elisa viene liberato dalla prigione del sottotetto, tra verità negate e giustizia sospesa, per i potentini è come una catarsi collettiva. Dolorosa, certo, ma forse si può ricominciare a respirare.