L’8 aprile 2020 Potenza è sconvolta dalla morte di Donato Sabia. Probabilmente, il suo migliore atleta di sempre.
L’Italia è in pieno lockdown a causa della pandemia da Covid-19. Tutte le attività si sono fermate. I rapporti umani si consumano dietro al freddo schermo di un monitor. Intere comunità sono come sospese di fronte a un evento che, solo un paio di mesi prima, nessuno avrebbe immaginato.
Il 56enne Donato Sabia, il mezzofondista primatista mondiale sui 400, 500 e 800 metri piani, è ricoverato all’Ospedale San Carlo di Potenza. È in terapia intensiva. Probabilmente ha contratto il Covid dopo aver prestato aiuto a suo padre, morto solo qualche giorno prima per lo stesso Coronavirus.
Ma Donato è forte, anche se ora è attaccato a un respiratore.
Tutti quelli che lo conoscono, sebbene preoccupati, sanno che è un combattente e sono certi che ce la farà e che ne uscirà vivo. Occorre solo aspettare. Poi, nella notte tra il 7 e l’8 aprile, qualcosa va storto. E la mattina dopo, la città è in lutto.
Sabia è stato l’unico atleta italiano a partecipare per ben due volte a una finale olimpica sugli 800 metri e ha detenuto il record mondiale sui 500 metri per quasi 29 anni. Epica è stata la sua battaglia contro il doping. Nessuno vuole credere che sia morto. Poche ore dopo. Potenza è tappezzata dai manifesti che lo ritraggono mentre corre su una pista d’atletica.
C’è scritta solo una frase: “Continueremo a correre con te”.