Roma, 25 febbraio 1986. Se n’è andato Pasquale Festa Campanile, regista originario di Melfi, “un autore popolare”.
La critica cinematografica non è stata troppo benevola nei suoi confronti per il fatto di non prediligere uno stile necessariamente impegnato, e per il suo dedicarsi a opere facilmente fruibili dal grande pubblico. Senza doppi fini e schietto: questo è il significato del suo essere “popolare”, solitamente invece percepito con snobismo, come sinonimo di “modesto”, “non sofisticato”.
La sua sagacia e la sua arguzia nell’osservazione del quotidiano ne faranno un autore apprezzato dagli spettatori e non solo: Dino Risi avrebbe realizzato la trasposizione sul grande schermo del suo romanzo “La nonna Sabella”. Festa Campanile collabora, inoltre, alla sceneggiatura di “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti, per citare solo uno dei suoi successi professionali.
Nelle sue pellicole dà spesso spazio a figure anticonvenzionali per l’epoca, raccontate attraverso una narrazione caricaturale e schemi consolidati costruiti con un linguaggio immediato, a tratti rocambolesco.
Dimostra anche di sapersi muovere con una certa disinvoltura nel dramma, con “La ragazza di Trieste” e “Uno scandalo per bene”, oltre a possedere una piena consapevolezza rispetto al proprio ruolo nel panorama cinematografico in cui si inserisce: “Vorrei che fosse riconosciuto che il mio è un cinema professionale che merita maggior rispetto. Mi rimproverano di fare un cinema troppo popolare, ma sono io che scelgo di farlo: un cinema con un linguaggio molto semplice, che arrivi immediatamente alla gente”.