Il 28 aprile del 1991, a Potenza, ali di folla si aprono nelle strade al passaggio della “papa mobile” su cui viaggia Papa Giovanni Paolo II, in direzione dello stadio Viviani. Dai balconi la gente grida, saluta e si fa il segno della croce. C’è molta euforia nell’aria, dettata, probabilmente, anche dall’attesa.
Il Pontefice, infatti, era atteso in regione già due settimane prima. Tutto era pronto e nulla sembrava essere stato lasciato al caso. Ma, a due giorni dal suo arrivo, cominciò a nevicare. Nevicò così tanto, nonostante il periodo primaverile, che sembrò quasi non avrebbe più smesso. La mattina del 12 aprile, nel capoluogo c’era già quasi un metro di neve. L’aria era gelida. Alcuni centri, nei pressi, erano totalmente isolati e impraticabili. Il viaggio del Giovanni Paolo II fu rinviato.
E fu forse quel rinvio a rendere la gente ancora più impaziente. Tutti volevano vedere il Papa. Tutti volevano che il Papa guardasse nuovamente la città, ora ricostruita, undici anni dopo la sua prima visita. All’indomani del terremoto del 1980, infatti, il Pontefice era giunto nella Basilicata devastata. Si era fermato prima nella vicina Balvano, dove in tanti erano rimasti uccisi sotto le macerie di una chiesa, poi era andato all’ospedale di Potenza ad abbracciare e a pregare per i feriti.
Oggi, invece, è una festa. Giovanni Paolo II incontra il mondo accademico, inaugura il Seminario pontificio regionale e celebra messa nell’area Industriale di Tito, alla presenza degli operai e delle loro famiglie. L’evento più atteso è però l’incontro con i giovani allo stadio Viviani. A migliaia affollano la struttura e le vie intorno. A migliaia scandiscono il nome del Pontefice.
Quando il Papa saluta i ragazzi e le ragazze presenti, le voci si accavallano le une alle altre e il loro abbraccio ideale lo travolge.