Il palazzo della milizia di Matera, che i nazisti fecero esplodere per rappresaglia la sera del 21 settembre 1943
Sono passati appena due giorni dalla strage di Matera che ha travolto la città, portandola, però, alla sua liberazione – almeno così sarà nell’immaginario collettivo – dal nazifascismo. Dopo una notte di terrore, la città di Matera si era svegliata consapevole che il peggio fosse passato e che dovesse rialzarsi e rimettersi in sesto dopo la tragedia che l’aveva colpita. Anche a seguito dei fatti del 21 settembre, i tedeschi, stizziti e frustrati dalla resistenza della popolazione, cercavano un altro modo per affermare la loro superiorità. L’incendio stesso del palazzo della Milizia e la morte conseguente delle persone imprigionate al suo interno, avevano rappresentato l’ultimo segno che i tedeschi avevano voluto lasciare in città, un gesto violento, riprovevole che simboleggiava il tentativo disperato di recuperare terreno.
L’occasione si sarebbe presentata loro il 23 settembre 1943 con la nascita della Repubblica Sociale Italiana (la Repubblica di Salò) guidata da Benito Mussolini che, nei fatti, altro non sarebbe stata che un fantoccio dei tedeschi.
La Germania nazista non vedeva più nell’Italia un’alleata stabile e su cui poter contare, motivo per cui, la Repubblica di Salò sarebbe diventata, di lì a poco, uno strumento nelle mani dei Tedeschi per controllare l’operato italiano.