Il verbale che regolava la distribuzione dei generi alimentari dopo le vicende della Repubblica di Maschito (foto Dlcgpp/Wikimedia Commons)
Il 15 settembre 1943 sorge nel comune di Maschito (Potenza) la “Repubblica contadina e antifascista”. L’obiettivo è restituire dignità ai piccoli agricoltori contro le regole del latifondismo e opporsi alla monarchia sabauda e al regime fascista.
All’indomani dell’8 settembre, è il caos. La popolazione è stremata e affamata.
Le razioni alimentari sono insufficienti e, a Maschito, Cancianelli, ufficiale cittadino della milizia e direttore del Consorzio Agrario, si arricchisce a danno dei suoi stessi concittadini. Quando accoglie con favore tre ufficiali tedeschi nella sua ricca casa si teme che i nazisti possano insediarsi e prendere possesso delle derrate alimentari a disposizione del paese.
Domenico Bochicchio è un contadino. È analfabeta ma è un uomo d’ingegno.
Insieme ad altri 6 compaesani pretende le chiavi del Consorzio Agrario perché la sua gestione passi al popolo. Inizialmente è deriso ma, poi, alle sue spalle si forma una folla. Quando sfonda la porta, Cancianelli e i nazisti sono già spariti.
Ora, l’ingiustizia perpetuata è sotto gli occhi di tutti: il cibo nei locali del Consorzio è abbondante e si attua la ripartizione degli alimenti mentre si dà vita a un Consiglio Municipale. Bochicchio è acclamato sindaco. I suoi primi atti sono la decadenza del regime fascista e della monarchia, nonché l’istituzione della repubblica. La popolazione partecipa a tutte le decisioni anche a quelle che riguardano la riforma fiscale, perché sia più equa e gravi soprattutto sulle persone più facoltose.
L’esperimento durerà solo 20 giorni, poi gli alleati vi porranno fine. Ma i semi della giustizia sociale e della repubblica sono stati sparsi.