Francesco Mancini, portiere. Esordisce nel 1985 all’età di diciassette anni nella squadra della sua città natale, Matera. Il suo è stato un percorso fulmineo che lo ha portato in soli tre anni dalla serie C alla serie A, dove ha disputato duecentoquaranta partite per un totale di nove campionati. Quella di Mancini è stata una vita tra i pali, sul campo da calcio, il luogo in cui ha dato prova per oltre venti anni della sua sfrontatezza e del suo coraggio. Ma la sua è stata una di quelle vite spezzate troppo presto.
Il 30 marzo del 2012 muore a 44 anni a Pescara, dopo un’altra giornata trascorsa sul campo ad allenare chi sognava di diventare un portiere, proprio come lui stesso aveva sognato tanti anni prima. Da calciatore aveva sfidato le convenzioni: nonostante fosse alto meno di un metro e ottanta, aveva fatto il portiere e dimostrato come il campo fosse il suo “posto nel mondo”. Rischiava, disimpegnava la palla con eleganza, con la stessa leggerezza che lo aveva portato ad appassionarsi alla musica reggae e alla batteria.
Matera lo ricorderà come si fa con i figli della propria terra, con un premio a lui dedicato e dando il suo nome a una gradinata dello stadio Franco Salerno, quello in cui aveva mosso i suoi primi passi.