Il palazzo della milizia di Matera, che i nazisti fecero esplodere per rappresaglia la sera del 21 settembre 1943
È il 21 settembre del 1943, 13 giorni dopo l’armistizio con cui l’Italia ha firmato la resa incondizionata agli Americani per porre fine alla devastante Seconda Guerra Mondiale, rompendo di fatto l’alleanza con la Germania nazista. Matera è la prima città del sud Italia a insorgere contro il nazifascismo.
I militari tedeschi, prossimi alla ritirata, hanno occupato i presìdi fascisti e, spesso, prima di lasciare i territori fanno razzie d’ogni tipo. Da giorni, ciò sta accadendo anche a Matera: in un clima di forte sospetto, truppe sparute dell’esercito nazista stanno depredando d’ogni cosa la popolazione, talvolta commettendo omicidi o arrestando civili per spionaggio, pur non avendo prove precise. Il mattino del 21 settembre l’atmosfera diventa tesissima: all’interno di una gioielleria infatti scoppia un conflitto a fuoco in cui rimangono uccisi due militari tedeschi. È il primo atto di una violenta guerriglia che vede i materani ribellarsi agli oppressori d’oltralpe, di una giornata sanguinosa scandita da conflitti a fuoco e accoltellamenti. Gli arrestati vengono condotti nel palazzo della milizia, eletto da tempo a base del comando tedesco. Al calar della sera, dopo aver privato dell’energia elettrica tutta la città, prima di lasciare per sempre Matera, i nazisti fanno esplodere la caserma con 16 persone all’interno. Ne sopravvive solo una, grazie alla quale fu possibile identificare alcune vittime. Durante la fuga, i tedeschi bombardano la città più volte, colpendo anche la Cattedrale e l’ospedale.
Questa strage è una ferita profonda ancora oggi, a Matera, dove ogni anno, il 21 settembre, si ricordano in modo solenne le 15 vittime della Milizia. Per questo slancio eroico di ribellione, la città è stata insignita della Medaglia d’Argento al Valor Civile e il 3 agosto 2016 il presidente della repubblica, Sergio Mattarella, ha annunciato il conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Civile.