L’8 agosto per il popolo materano è un giorno decisamente difficile.
È proprio in questa giornata che, nel 1806, la città perde il titolo di capoluogo della Basilicata che, per mano di Giuseppe Bonaparte, viene trasferito a Potenza. Una scelta motivata ufficialmente con la vicinanza di Potenza a Napoli e per la sua maggiore sicurezza: essendo circondata da montagne, risulta infatti più impenetrabile. La motivazione ufficiosa risiede invece nel fatto che Matera, nel 1799, non riuscì a frenare i moti antirepubblicani. Quindi, mentre a Potenza si insedia l’Intendenza, con tutti gli uffici amministrativi, a Matera si struttura la Sottintedenza.
Sempre l’8 agosto, ma del 1860, una folla inferocita uccide, a Matera, il conte Francesco Gattini. L’eccidio ha come motivazione principale la spartizione delle terre demaniali confiscate ai baroni e alla chiesa e l’interesse a pagare meno tasse. Il moto popolare nasce perché, la parte borbonica della città sta cercando di sfruttare l’insofferenza del popolo per scagliarlo contro il Gattini. Viene quindi fatta circolare la voce che la famiglia avesse avuto una denuncia per possesso indebito di parte delle terre del demanio. Dopo varie vicissitudini, la mattina dell’8 agosto, la folla, indispettita, si reca sotto palazzo Gattini chiedendo di vedere gli atti notarili. Ma il conte commette l’errore di lanciare dal suo balcone una manciata di ducati, urlando con disprezzo “Mangiate, facchini!”.
Dopo questa umiliazione, i materani riescono a penetrare nel palazzo mentre il conte, impaurito, si lancia nel fienile dell’adiacente palazzo Malvinni-Malvezzi. La fuga, però, si rivela inutile: Gattini viene ritrovato e portato in piazza del Sedile dove viene brutalmente ucciso insieme a due suoi collaboratori, mentre la folla urla: “Viva il Re, morte a Gattini!”.