Il 10 agosto 1929 nasce ad Anzi, in provincia di Potenza, Franco Blasi. Sarà ricordato come il “pugile danzante” per la leggerezza e la grazia dei movimenti. La sua storia è raccontata da Gianmarco Blasi nel volume Il Biondo. Un pugno alla Guerra, l’altro per ricominciare (2016).
Nel 1949, nel centro storico di Potenza, un giovane biondo entra al Teatro Stabile. È Franco Blasi. Sta per disputare il primo incontro ufficiale di pugilato mai avvenuto in città. La folla si accalca. Pochi scommettono su questo ragazzo minuto. Ma, alla fine, Franco vince il match contro Gaetano Miglionico senza troppi sforzi. Il “Biondo”, com’è soprannominato, è decisamente forte.
Si è istruito ai rudimenti della boxe grazie agli americani e ai canadesi che, alla fine del 1943, si erano insediati nella zona del parco di Montereale. Qui, alcuni soldati praticavano il pugilato. Franco li osservava cercando di imitarli. Alcuni anni più tardi, sarebbe diventato uno dei pugili della squadra italiana e avrebbe girato l’Italia in lungo e in largo, mettendo in pratica ciò che aveva visto.
Nel 1957, però, Blasi emigra oltralpe per lavoro. Ed è qui che la sua storia diventa leggendaria. In Francia, infatti, gli stranieri non possono partecipare agli incontri di boxe ufficiali. Per farlo, il Biondo si finge muto. Sa che il suo accento potrebbe tradirlo. Questo, unito al suo talento, alimenta il suo mito. Al nord, i francesi lo adorano.
Il suo ultimo combattimento è disputato al confine con il Belgio. Lo sfidante è un fiammingo enorme e gli spacca subito il sopracciglio. Ma Blasi è imprendibile: si muove sul ring rapido e leggero come se danzasse. La folla è con lui. Al terzo round, l’avversario cade al tappeto.
Solo allora, il muto svela la sua identità. Lo fa donando i soldi dell’incontro al suo avversario. Si sente più leggero. Ma non potrà più combattere.