Meno di un mese fa a Matera si è verificato uno degli episodi più drammatici della storia della città: l’eccidio Gattini, il massacro del conte Francesco e di due tra i suoi collaboratori, Laurent e Rondinone.
La violenza del popolo materano, stremato dal pagamento delle tasse e dalla povertà, si è, di fatti, abbattuta su Gattini diventato ormai l’emblema dello sprezzo e del disinteresse della nobiltà nei confronti della massa dopo alcune sue uscite infelici. Umiliati pubblicamente dal conte, i materani hanno scatenato su di lui la loro furia cieca al grido di “Viva il Re, morte a Gattini”, istigati anche dalla fazione borbonica.
Quell’aggressione feroce non è stata esattamente senza conseguenze per il popolo materano e per la città: una sfilza di condanne ed ergastoli sono piovute, infatti, sui facinorosi, portando poi all’arrivo, oggi, 6 settembre 1860, del Commissario Civile Sottintendente del Distretto di Matera Carmine Ferri, accompagnato da 450 uomini della Guardia Nazionale.
Ferri e il suo seguito vengono accolti, però, dalla popolazione come una vera e propria salvezza. Sì, perché, l’eccidio Gattini, nel frattempo, è valso a Matera la reputazione di città filo-borbonica, in contrapposizione allo schieramento liberale del conte, che sarà poi smentita dall’esito del plebiscito per l’Unità d’Italia del successivo 21 settembre.