Uno dei capitelli delle colonne all’interno della chiesa di San Giovanni Battista, a Matera (foto di Sergio Palomba)
Matera. É il 28 ottobre 1350 quando va in scena un fatto di sangue, una storia di contrasti tra famiglie in vista della città conclusa con un tragico epilogo.
Le famiglie che si trovano l’una contro l’altra sono quella Verricelli e quella dei Cipolla, questi ultimi non di “sangue blu” da generazioni, ma per acquisto del titolo.
Teatro dello scontro è la chiesa di Santa Maria La Nova (poi conosciuta dalla cittadinanza materana come la Chiesa di San Giovanni Battista) in cui Mucio, figlio del sire Pantaleone Verricelli, assieme ai suoi seguaci, trucida ventotto uomini. Tra questi vi è Martino Cipolla, dottore e primo a partecipare al consiglio generale.
Alle origini del contrasto vi sarebbe stato una questione apparsa assai ingiusta: si narra, infatti, che alla cappella mortuaria di famiglia dei Cipolla fosse stato riservato un posto d’onore, appena dietro il coro della chiesa dedicata ai Santi Pietro e Paolo, accanto a quella dei Verricelli. Questi ultimi, nel voler rivendicare il loro nobile e più antico lignaggio, avrebbero, così, deciso di farsi giustizia da sé macchiandosi di un delitto. L’eccidio del 28 ottobre sarebbe stato, per giunta, compiuto con l’aiuto di alcuni parenti dei Verricelli.