È il 29 dicembre 1514, è tardo pomeriggio, le luci del giorno lasciano spazio a quelle notturne e il conte Tramontano sta per raggiungere il Duomo di Matera per assistere alla funzione religiosa.
E’ disarmato, seguito dalle sue (non) fedeli guardie del corpo (lo hanno tradito alleandosi con i suoi nemici).
Intanto, nei pressi della chiesa di San Giovanni Battista, dietro “u pizzone du mal consighj” (il masso del mal consiglio), un gruppo di persone, tra gente del popolo e nobili, ha deciso che il Conte deve morire.
Il motivo di tanta rabbia è legato al comportamento egoista e arrivista del Tramontano che, per anni, ha tassato pesantemente la popolazione incassando per se stesso i soldi ottenuti. In più pone sotto il suo diretto controllo le rendite dell’intera città, prendendone sempre una parte, la più vantaggiosa.
La gente è stanca e, davanti all’ennesima richiesta di 24 mila ducati, che servono per sanare un suo debito, proprio non ce la fa più ad abbozzare. Quindi, decide di farsi giustizia da sola.
Prima che il conte riesca ad entrare in chiesa, viene assalito dai congiurati. La lotta è dura perché il Tramontano è un ottimo combattente. Ma la ferocia e la superiorità numerica dei suoi nemici, gli rendono impossibile salvarsi. Morirà in una pozza di sangue lacerato e senza pietà.
Il posto in cui viene ucciso prenderà il nome di “via del Riscatto”, perché i materani si sentono, finalmente, riscattati dalle malefatte subite.