Francesco Saverio Nitti nasce a Melfi il 19 luglio 1868. Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia e più volte ministro, nella sua lunga vita, oltre ad aver ricoperto incarichi politici prestigiosi, Nitti è stato uno dei principali esponenti della questione meridionale. Figura tra i primi ad interrogarsi programmaticamente sul ruolo dei briganti nella storia del sud Italia. Cresciuto in una famiglia di orientamento antiborbonico, aveva perso suo nonno, ucciso anni prima dagli uomini di Crocco. Quell’evento avrebbe portato il giovane Francesco Saverio a indagare in futuro sul fenomeno complesso del brigantaggio che aveva interessato il Mezzogiorno nel periodo post-unitario. Nitti è stato un intellettuale, un economista e un politico meridionalista, democratico e antifascista tra i più dotti del suo tempo. Conscio della situazione di estremo divario esistente tra le regioni del Nord e quelle del Sud, ha portato nelle grandi aule la sua istanza di uguaglianza per i territori della nazione. Nitti subisce in prima persona la violenza e le ingiustizie del regime fascista. Con l’arrivo di Mussolini alla Camera, infatti, Francesco Saverio Nitti si vede costretto ad abbandonare l’assemblea e a lasciare Roma per trasferirsi per un certo periodo a Maratea. Esiliato, perseguitato e deportato vivrà i momenti più duri della sua vita proprio con l’avvento del fascismo.
Francesco Saverio Nitti: l’antifascismo e uno sguardo diverso sul brigantaggio
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