L’8 maggio, a Pomarico, borgo di 4000 abitanti in provincia di Matera, si celebra una grande festa: è la rievocazione storica collegata al “Miracolo di San Michele“, detta “La lotta”. Il culto del santo è ancora oggi fortissimo e la popolazione pomaricense in strada, tra vestiti d’epoca e tamburi, immagina. E ricorda.
Era il 1757. La sciagura incombeva sulla comunità di Pomarico. Lo si coglieva nelle tavole vuote e nelle pance gonfie per la fame, in giornate che si rincorrevano tutte uguali. Era arrivata la carestia. E si prese 368 persone, tra cui 12 religiosi.
Nel dedalo delle viuzze del paese, la gente era nervosa, arrabbiata. E spaventata. Quando i pozzi si prosciugarono, non mancò molto che arrivarono anche le cavallette.
Tutto sembrava perduto. Ma un miracolo stava per accadere.
Un mercante di Bari vide avvicinarglisi, un giorno, un giovane bellissimo di nome Michele. Gli offrì un anello con un diamante incastonato. Il prezzo per l’acquisto di 8 traini di grano destinati alla popolazione di Pomarico.
Quando la gente vide giungere quell’isperata abbondanza dopo giorni di inedia diede vita a una vera e propria “lotta”: tutti volevano accaparrarsi il necessario per sfamare la propria famiglia. La ressa durò a lungo. Fino a quando non restò un solo carico. Per evitare disordini, fu trasportato davanti al sagrato della Chiesa Madre di San Michele Arcangelo.
A quel punto, la domanda che passava di bocca in bocca, era una sola: “Chi è lo sconosciuto benefattore?”. Si pensò a qualcuno tra i ricchi signorotti locali ma nessuno corrispondeva alla descrizione fatta dal venditore.
Fino a quando qualcuno si accorse che dalla mano della statua di San Michele mancava un dito, proprio quello su cui , da sempre, era incastonato un anello di diamanti. Identico a quello che il commerciante aveva ricevuto dallo sconosciuto e bellissimo ragazzo poco tempo prima.
Tutti ammutolirono. E compresero o credettero di capire. Il venditore pose allora il ricco gioiello ai piedi dell’effigie: non voleva essere pagato da un santo. La gente fu sfamata e tutti gridarono al miracolo.
E lo si grida ancora oggi, ogni anno, a Pomarico l’8 maggio.