Baudelaire diceva che chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere. Ne siamo convinti anche noi, per questo vogliamo dedicare uno spazio tutto da sorseggiare al buon vino, con questa nuova rubrica a cura del sommelier AIS Francesco Bardi.
Di origini lucane (è un potentino doc), dopo gli studi in giurisprudenza Francesco ha scoperto la sua passione per il vino. Così, dopo la laurea, un master in Management della ristorazione e il corso da Sommelier presso la AIS di Milano, si è trasferito nel capoluogo lombardo, dove vive e lavora.
Sarà lui a guidarci attraverso questo viaggio del gusto alla scoperta degli abbinamenti tra vini della Basilicata e piatti lucani.
Rosso, bianco o bollicine, ogni vino ha una sua precisa personalità che si rispecchia in colore, profumo e sapore. Siete pronti a scoprirla insieme a noi?
Filetto di maiale nero lucano all’Aglianico con cicorie all’aglio
accompagnato con
Il Titolo 2018 Elena Fucci
Un piatto dalla prelibatezza assoluta. Possiamo definirlo un piatto di tradizione, ma allo stesso tempo moderno visto che questo animale, in passato, ha quasi rischiato di estinguersi. Da quasi 15 anni l’ALSIA, l’Università della Basilicata e l’Associazione Regionale Allevatori, stanno lavorando congiuntamente al recupero, alla stabilizzazione e alla valorizzazione della razza. Perché allora non abbinarci un vino che rispecchi le medesime caratteristiche di tradizione e modernità? La scelta non poteva che cadere sul Titolo di Elena Fucci.
Aglianico del Vulture che matura in barriques di rovere francese per 12 mesi e per altrettanti mesi in bottiglia. È certamente una delle interpretazioni di questo vitigno più innovative ed apprezzate, un’eccellenza lucana e italiana. Si presenta di un rosso rubino vivace, ancora con qualche riflesso purpureo. Il bouquet olfattivo è di grande impatto e complessità: piccoli frutti rossi, sottobosco, amarena, qualche tono erbaceo, pepe, chiodi di garofano, tabacco e toni minerali che ricordano la grafite. È incredibile come, nonostante la giovane età, questo vino abbia già raggiunto uno straordinario equilibrio tra acidità e tannini da una parte – questi ultimi davvero ricamati all’uncinetto – e morbidezza dall’altra. La sapidità si tramuta in un invito incessante a riprendere il calice in mano per gustarne un altro sorso. Il finale è lungo e appagante.