Il 12 settembre 1501, a Potenza, gli esiti di un tumulto in cui sono ferite alcune persone permettono alla città di essere il luogo scelto per una conferenza di pace tra Francia e Spagna nel 1502.
La miseria è ovunque. Le epidemie di peste hanno falcidiato la popolazione e fiaccato l’economia. Le clausole del trattato di Granada, con cui il sovrano francese Luigi XII e lo spagnolo Ferdinando si sono spartiti i territori del sud Italia, rischiano di innescare un incendio. L’oggetto del contendere sono le province della Basilicata (con Melfi, Potenza e Matera), e quella della Capitanata, in cui ricade la Dogana delle pecore di Foggia, dove i pastori, durante la transumanza, pagano tasse importanti che rimpinguano le casse del regno di Napoli.
Il 12 settembre 1501, per volere dei contendenti a Potenza sono issate le bandiere sia della Francia che della Spagna. La popolazione, devastata dalla fame, si divide, inneggiando l’una o l’altra parte. Gli scontri verbali diventano tafferugli e, poi, un vero e proprio tumulto. La violenza esplode nervosamente. Ma, in realtà, la gente vuole solo il pane. Quando a terra rimangono dei feriti l’ira si placa e i cittadini, ricondotti alla ragione dagli amministratori decidono di rilasciare davanti al giudice, nel palazzo del Vescovado, una dichiarazione in cui affermano di essere ugualmente fedeli al Luigi XII come al sovrano spagnolo e che mai più sarebbe venuta meno la deferenza nei confronti di ambedue i contendenti.
Ma la frase che risuona, ora, è una sola: “Francia o Spagna, basta ca’ se magna”.