- 10 cose da fare e da vedere a Rapone
- Viaggio tra paesaggi da fiaba
- C’era una volta in Basilicata
- Il bosco dei castagni, polmone verde a Trecchina
Per tutto il mese di agosto, ci siamo imbattuti in feste, sagre, musica… Abbiamo vissuto appieno la festa generosa dell’estate lucana in un rincorrersi di eventi che ancora ci tentano con grazia e allegria tra le strade e i borghi della Basilicata. Abbiamo condiviso foto e ricordi sui social e sentito le onde del mare sferruzzare trame delicate d’acqua intorno ai nostri piedi. Ma, tra non molto, torneremo al tran- tran quotidiano, alle scadenze; alle corse a perdifiato per evitare disastrosi ritardi in ufficio, a scuola o all’università e a quei tasti del pc che ci guardano spietati…
Per affrontare tutto questo, oggi, ci prepariamo regalandoci itinerari fiabeschi nel bosco dei castagni di Trecchina. Forse, sui rami troveremo frutti già ammiccanti, piccoli e verdi, e potremo immaginarci come viandanti medievali o maghe potenti, in movimento nel vento ancora caldo della fine dell’estate.
Con quest’abito, girovagheremo a Rapone, il paese delle favole. Tranquillo e fascinoso, il borgo, arroccato a 838 metri sul livello del mare, nasconde nel suo centro storico il percorso delle fiabe. Dalla villa comunale, fino alla neviera, ci vengono incontro Lupu cumunale; Scazzamauriedde; Scorciamane; Manalonga e Masciara. Sono i 5 personaggi della tradizione popolare raponese che rivivono in un crescendo di installazioni multimediali e immaginazione che deflagra nella fantasia all’interno del museo “C.E.R.A. una volta”.
È questo il posto migliore per partire per un viaggio fantastico tra le case dell’orco nei boschi di Acerenza. Si narra che un giorno due bimbi furono abbandonati proprio qui: il mondo li conosce come Hansel e Grethel, ma i loro veri nomi erano Ninnillo e Ninnella…
Dalla città dove nidificavano le aquile descritta anche da Orazio è facile, come in un volo dei rapaci, arrivare fino al Giardino degli dei, nel Pollino, dove i pini loricati sembrano solleticare il cielo con i loro rami scheletrici. E poi, da qui, si scende fino alla sorgente Catusa, che sembra una dimora nascosta di elfi, fate e folletti.
Che sia un viaggio tra le suggestioni di Giambattista Basile, l’autore seicentesco de “Lo cunto de li cunti”o da quelle tolkeniane, la Basilicata – come un’incredibile fattucchiera – ci aspetta per ammaliarci.